...ma nell' avere occhi nuovi"
Marcel Proust
Quando studiavo capitò di entrare in sintonia con un' ottima insegnante di epistemologia, parolone che indica letteralmente il discorso inerente la conoscenza. Io stimo molto questa insegnante e a quanto pare lei apprezzava il mio talento di studente. Mi lusingò, in sede di esame, con una domanda fuori programma, finalizzata solamente ad avere il mio punto di vista su un argomento a lei caro: l' innatismo. Nel contesto del pensiero scientifico, questo termine si riferisce alla possibilità che gli esseri umani nascano già in possesso di alcune conoscenze, per l' appunto innate, derivate quindi dall' eredità genetica...
In quei tempi il mio punto di vista era assolutamente sciettico. Il dubbio governava ogni mia analisi e sintesi, ogni singola riflessione. Una leggera componente d' istinto mi assestava su una posizione miscredente per quanto concerne la metafisica, cioè le cose che trascendono il mondo fisico, materiale, l' insieme dei fenomeni esperibili dai sensi. A parte questo ero più simile ad un ateo che a un credente. In virtù di questa posizione ero riluttante a dare un giudizio su qualunque argomento contemplasse la necessità di ipotizzare aldilà dell' esperienza. Se i miei sensi e il mio apparato cognitivo non entravano in contatto diretto col problema, per me allora il problema non era tale. Questo risposi alla docente; e aggiunsi per meglio chiarire la mia posizione che per me, ragionare sul prenatale o sull' escatologico (il pensiero inerente il destino finale dell' uomo) si equivaleva, ed esulava dalle mie personali aree di interesse, in quanto quei territori sono ad oggi inesplorabili.
Trascorsi alcuni mesi mi capitò di effettuare un significativo progresso lungo il mio percorso di ricerca. Venni a conoscenza delle "Criptomelodie infantili" di Demetrio Stratos (rimando alla vostra ricerca autonoma l' approfondimento sulla figura dell' artista). In queste tracce sperimentali, il cantante produce una vasta gamma di suoni, disarticolando melodie dell' infanzia. Stratos fu una coscenza di abissale profondità e di sensibilità inaudita , un genio non solo musicale, una figura completa di studioso e artista. Credo che uno dei suoi intenti possa essere stato quello di sfruttare il suono per riportare la memoria alle prime fasi della sua esistenza, riacquistando quindi quella pulizia dello sguardo che è propria della primissima infanzia; un altro quello di indagare il preverbale ed eventualmente il postlinguistico.
Per me fu illuminante. Compresi quanto mi era stato richiesto in sede d' esame e allora l' innatismo mi parve più che plausibile. Certo, stavo ragionando per ipotesi, ma avevo se non altro una chiave di lettura piuttosto nitida. A quel tempo avevo già studiato un po' di filosofia del linguaggio e i contenuti di questo argomento costituiscono senza dubbio un utile strumento per l' altro. Fondamentalmente realizzai che la conoscenza innata era plausibile, ma che l' apprendimento del linguaggio costituisce un avvelenamento e un inquinamento di questa conoscenza.
Nel preverbale l' essere umano apprenderebbe il mondo secondo uno schema più diretto e dai confini meno netti. La parola costituisce un incasellamento suono/concetto e contribuisce con la sua forza a costruire la rappresentazione del mondo da parte del soggetto.
Per illustrarlo con un' immagine: il linguaggio rappresenta per la conoscenza, ciò che il pentagramma rappresenta per la musica. I suoni sono a priori, a prescindere dalla loro sistematizzazione e dal loro piazzamento sui righi del pentagrmma. Furono i poeti a etichettare ogni cosa con una parola. Furono loro ad inventare gli idiomi in un momento storico in cui poeta, medico, sacerdote e capo probabilmente erano figure rappresentate da un unico maschio dominante (escludendo rari matriarcati).
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