Oggi sono uscito dall' ufficio parecchio incazzato.
Non ero sereno perché mi ero svegliato dieci ore prima, avevo dedicato circa un' ora a un hobby impegnativo prima di iniziare a lavorare, poi avevo lavorato in ufficio a della roba parecchio ripetitiva e noiosa, ma che richiedeva un certo grado di attenzione, il tutto fra il via vai dei clienti che disturbavano con il loro vociare. Dopo quaranta minuti di meritata pausa pranzo mi sono rimesso con passione e entusiasmo ad occuparmi dello stesso hobby del mattino. Infatti dal momento che sono un laureato in lettere impiegato in uno studio di ragioneria cerco di dedicare alla mia unica passione, la scrittura, ogni momento libero.
La pausa pranzo di oggi, dal punto di vista poetico, mi ha dato soddisfazione.
Forse non ho nemmeno sfiorato le vette auliche di Erri De Luca e sicuramente non ho consegnato nemmeno una riga all' immortalità. Ma in due ore sono riuscito a postare su ben sei dei quindici blog con advertising che gestisco nella speranza della botta di culo di un click sul banner: gli unici soldi che un poeta può pensare di guadagnare scrivendo ai nostri giorni... l' immenso Edoardo Sanguineti è l' esempio morto.
Mentre tornavo in ufficio pensavo che nemmeno tutta quella pila di scartoffie, che una volta sistemata avrei dovuto firmare, timbrare e infine fotocopiare, poteva intaccare la ventata di buon umore portata
dal fiume di parole che era scorso in quelle dolci ore del meriggio, quando la canicola dipinge la mia terra di magia, se non fa un freddo porco perché è gennaio. Invece...
Dopo altre tre ore di adempimenti fantozziani e discorsi farciti di lamentele inverosimili percepite storpiate attraverso la porta della stanza del capo (un miscuglio di latrati e stridii e sbuffi più che altro) lui finalmente esce dall' antro di satana, accompagna l' ultimo della giornata alla porta e inizia a prendersela con me.
Ho letto sul tuo blog quello che hai scritto su di me. Effettivamente avevo la coda di paglia, uno dei sei post del pomeriggio rappresentava una parodia del mio capo che credevo più velata. In breve mi sono trovato alle corde e data la natura sanguigna del mio boss, che non lascia spazio ad ampie speculazioni sulla relatività delle opinioni o almeno sulla potenziale differenza delle prospettive, gli ho dato del ritardato e me ne sono andato sbattendo la porta.
Ma a ricordarmi che la vita può essere meravigliosa, appena uscito dall' ufficio, che si trova nel centro geometrico di una città riconvertita ad uso di casa di riposo a cielo aperto, mi sono imbattuto nell' amico fraterno Paolo.
Paolo è raro incontrarlo, raro a tal punto che non ho provato nemmeno quel pizzico di rimpianto che provo quando un' inaspettata occasione sociale ma pressante si frappone fra me, la mia solitudine, la scrittura.
"Ehi Paolo come va?" abbracci e baci di rito. "Che ci fai da ste parti?".
"Ma guarda non mi dire niente, ho avuto un po' di casini con il vecchio lavoro, poi mio padre non stava tanto bene, un po' di nostalgia e ho deciso di tornare".
"Potevi avvisare! Comunque bene dai, tu come stai?"
"Ma guarda, purtroppo ho dovuto riprendere con lo Xanax e lo psichiatra mi ha addirittura proposto un antidepressivo... però mi sono informato e pare che a smaltire gli effetti negativi sulla libido ti ci andrebbero poi dieci anni consecutivi di party a casa di Hugh Hefner tutte le sere... quindi me la farò passare con lo sport..."
"Biliardo?" dico io.
"Petanca" risponde.
Nel frattempo Paolo mi racconta che ha già trovato lavoro presso un' agenzia immobiliare, gli chiedo come si trovi e comincia con uno sfogo da manuale...
Mi dice che in ufficio lavorano il proprietario e lui e che c'è poi una biondina carina ma inutile che di norma fa i giri a mostrare gli immobili. Mi racconta di come svolga per lo più mansioni di segreteria eccetera, fotocopie, giroconti. Fra i vari motivi per cui odia lavorare col suo capo, mi dice, c'è che il cazzone tiene accesa dal mattino alla sera la radio su una stazione che è la più sputtanata e commerciale di tutta l' etere dopo Radio Maria. Mi dice di come lui più volte, educatamente, abbia provato a lanciare frecciate magari ripetendo e commentando la castroneria che in quel momento aveva detto lo speacker di turno. La risposta del capo era sempre la stessa "Ma tanto non la sento, sta li di sottofondo, per compagnia". Paolo mi dice le possibilità sono quindi tre:
1) E' sordo
2) Non ha un ronzio cerebrale che eventualmente gli riempia un silenzio assoluto che evidentemente
lo spaventa
3) Non ha la forza di lottare con la sua solitudine fino all' orario di chiusura per poi pagare un' escort
ucraina
"Io proprio quel cazzo di radio non la sopporto" continua Paolo, "mi incasina i pensieri, mi distrae, mi aggroviglia le idee, mi manda in merda, mi fanno incazzare le puttanate che escono da quelle bocche di merda strapagate... e oggi s'è toccato l' apice..."
"Tipo?" chiedo io.
"Hai presente che ti dico che mi entra in testa?"
"Eh!"
"Oggi è sembrato vero... me ne stavo li a fare cazzo di fotocopie alle 16,25 in punto. Andava in onda lo stesso programma che va in onda tutti i giorni: due cretini mettono musica di merda, spinta da quelle ultime due multinazionali dell' industria musicale che non riuscirebbero a produrre roba di qualità nemmeno se resuscitassero De André e Endrigo o almeno Jimi Hendrix e Janis Joplin, e interagiscono con il pubblico. A un certo punto, facendo le fotocopie, mi sono ritrovato a pensare con un orecchio alla mia condizione di paziente psichiatrico costretto agli ansiolitici per avere una vita normale, e che dovrebbe fare un pensiero serio a rinunciare a un po' di libido prima di buttarsi da un palazzo, e con l' altro alla radio... e cosa sento con l' orecchio della radio?
Uno dei due cazzoni dice: Roberto da Bergamo ci scrive: "Ormai mi faccio schifo da solo, faccio una vita di merda che non mi appartiene, non mi riconosco più"... Ma Roberto Risponde La Merda ci sono ottimi psicofarmaci al giorno d' oggi, esci di casa e raggiungi la farmacia più vicina!"
Adesso non so te quanto sia soddisfatto della tua vita e quanto ti piaccia, ma un minchione raccomandato e strapagato per incrementare le vendite di prodotti di ingegno di indubbia pessima qualità, deontologicamente, lavorando su una delle radio più seguite da tutti i minchioni decerebrati che costituiscono l' accozzaglia informe del nostro popolo... può prendersi la briga di sparare così a zero e perculare uno che magari se gli avessero messo un pianoforte in mano a 3 anni ora era Beethoveen e invece magari guida i tir pieni di ricotta sull' autostrada di notte?
Io non voglio le dimissioni, io voglio il lin-cia-ggio, su pubblica piazza, di quest' imbecille strapagato per perculare gente che lavora e che soffre... Senza contare quel 25% della popolazione che è paziente psichiatrica... Quell' altro 48% che ci fa un pensiero serio al giorno.
"Sono d' accordo" dico.
E poi penso fra me e me che quando uno arriva a casa e fa una strage, magari ha semplicemente avuto una giornata che si avvicina alla somma del quoziente medio di frustrazione di queste nostre due giornate, la mia e quella di Paolo.